“La città di Verona, che è attraversata senza soluzione di continuità dal fiume Adige e che è punteggiata da una miriade di giardini storici, è rinomata come urbe marmorea per la forte presenza della pietra nei suoi monumenti più celebri (dall’arena alla porta Nuova) ed è caratterizzata dall’articolazione delle sue tre piazze centrali: piazza Bra, piazza Erbe e piazza dei Signori”. Il concept del progetto è ispirato da questa descrizione, estratta da una guida turistica presente on-line, ma analoga alla maggior parte delle descrizioni pubblicate nelle guide turistiche dedicate alla città scaligera. D’altra parte, così come ci ha insegnato Kevin Lynch, il paesaggio urbano è una costruzione mentale ovvero l’immagine di una città è il risultato di un processo d’interazione sinergica tra la scena urbana e l’osservatore, che elabora la propria percezione in parte in base alla propria esperienza, ma in parte anche in base alla propria cultura (quindi anche in base alle informazioni veicolate dalle guide turistiche). In tal senso, l’idea progettuale è fondata su un impianto razionale, che ricalca le giaciture del tessuto viario consolidato e riprende la tradizione, tipicamente veneta, del sistema delle piazze pubbliche, prefigurando tre spazi pedonali conclusi scenograficamente da un mix sinergico antico/nuovo (laddove le quinte perimetrali del complesso sono previste parte restaurate e parte ricostruite) e volti a coniugare senza discontinuità l’anima al contempo naturale/artificiale di Verona: uno interno, che suggella il disegno avvolgente del Parco delle Mura Magistrali, uno esterno, che ordina i flussi veicolari e raccoglie i flussi pedonali provenienti dalla città, e uno protetto, che filtra nel lo spazio privato e lo spazio pubblico nel segno della socialità.
INSERIMENTO NEL CONTESTO
Al fine di garantire un inserimento congruente con la duplicità iconica del contesto (l’arena è un landmark tanto semplice all’esterno quanto complesso all’interno), la ricomposizione dell’ex caserma Riva è affidata a un segno al contempo semplice e complesso: semplice perché l’organizzazione planimetrica, fondata su un impianto fortemente razionale, ricalca l’impronta dell’edificio preesistente, mentre i percorsi pedonali, ordinati da un sistema di assi ortogonali, determinano una compenetrazione spaziale che transita senza soluzione di continuità dall’artificiale al naturale generando nuovi microhabitat; complesso perché l’articolazione che contrassegna l’attacco a terra ritaglia un sistema di tre piazze pedonali di cui una scoperta, una parzialmente protetta e una integralmente protetta. Ma anche un segno monumentale caratterizzato dal rigore degli alzati e dalla sequenza ritmica delle bucature di facciata. Così come è proprio della migliore tradizione italiana e così come compete a una grande opera pubblica.
Al fine quindi di garantire la massima connessione con il contesto, la sequenza di spazi aperti e quinte architettoniche definisce tre ambiti d’intervento (la piazza pubblica, la piazza naturalistica, la piazza coperta) a cui sono demandate le possibili e variabili relazioni con il contesto. La piazza pubblica si pone come filtro tra la città, il quartiere e il complesso di progetto e si caratterizza per ampi campi perimetrati da ricorsi in pietra locale. La piazza coperta (a tripla altezza con copertura in vetro apribile), che è pensata come luogo di connessione dei flussi pedonali di chi proviene dall’esterno (sia dal parcheggio ipogeo sia dalla città), è prevista nell’attuale corte dell’edificio monumentale ed è connotata da un disegno geometrico in forma di chiostro. Nella piazza naturalistica l’asse proveniente dalla piazza coperta taglia asimmetricamente il grande spazio e ne determina una scomposizione volumetrica che accoglie un parco, che si conclude, a ovest, con una lama d’acqua come richiamo del vicino ambiente fluviale. Infine, proprio nell’ambito più vicino all’Adige il collegamento con la “natura” diventa molto stretto: il giardino cintato a est racchiuso dalla porzione di Mura Magistrali diviene un piccolo bosco di pioppi cipressini disposti in conformazione cartesiana e connette l’intervento con l’ambiente circostante come se venisse restituito al fiume.
Analizzata la posizione dell’area di progetto e valutata l’area come fulcro generativo della connessione tra l’ambito fluviale e l’ambito del Parco delle Mura Magistrali, l’intento dell’intervento è quello di ampliare la rete ecologica attraverso la riconnessione naturalistica tra il sistema ecologico circostante e l’abitato antropizzato in modo da attuare una connessione osmotica in cui la natura si insinui nel comparto rompendo la chiusura costituita oggi dalla presenza dei volumi coinvolti dal progetto.
CARATTERISTICHE FUNZIONALI E DISTRIBUTIVE
Per facilitare lo svolgimento delle attività lavorative previste dal programma funzionale, il progetto prevede una distribuzione razionale e un’organizzazione gerarchica.
In tal senso, gli accessi degli utenti, provenienti parte dal parcheggio interrato e parte dalla porta monumentale verso la città, convergono nella corte protetta, dove è ubicata l’area di accettazione, prevista arredata con sedute per l’attesa. Nelle stanze che si affacciano su tale corte sono posizionate le postazioni per il front-office e per il back-office accessibile agli utenti esterni, mentre le porte d’ingresso ai diversi settori sono tutte concepite con accessi diversificati per i dipendenti e per gli utenti esterni. I percorsi di distribuzione (che corrispondono al percorso storico perimetrale verso l’esterno) sono accessibili solo ai dipendenti; gli utenti esterni, inoltre, non hanno accesso ai piani superiori e all’ala est del corpo storico in cui sono disposte le postazioni di back-office dedicate esclusivamente ai dipendenti. Per quanto riguarda i modesti dislivelli esistenti tra i collegamenti tra l’edificio storico a corte e l’edificio storico lineare, l’accessibilità è garantita mediante l’introduzione di rampe che, oltre ad abbattere le barriere architettoniche, consentono di relazionare le differenti quote dei solai attualmente raccordate tramite scale. L’introduzione di ascensori nella corte protetta e nello snodo tra il corpo a corte e quello lineare completano infine le dotazioni per il superamento delle barriere architettoniche. Il piano terra e il piano interrato dell’ala nord del nuovo corpo di fabbrica sono destinati invece agli archivi remoti compattati.
Il piano primo dei corpi di fabbrica esistenti e dell’ala nord del nuovo corpo di fabbrica sono dedicati esclusivamente agli uffici di back-office per dipendenti e presentano due tipologie distinte di cui la prima è organizzata con spazi ampi per il lavoro in “squadra”, in cui sono ipotizzati dei depositi/archivi di servizio per ogni ufficio, mentre la seconda è organizzata con uffici più raccolti (singoli o doppi). La dotazione funzionale è completata da alcune sale per riunioni operative tra gruppi di lavoro, dai locali CED e dai blocchi di servizi igienici.
Il piano secondo, presente solo nel caso dei corpi di fabbrica esistenti da recuperare, ricalcano il piano sottostante per caratteristiche distributive e funzionali. Non si ritiene necessario, sia per le caratteristiche prestazionali che di vivibilità interna, utilizzare il sottotetto per dedicarlo a spazi a ufficio visto che, qualora nel tempo se ne presenti la necessità, la dotazione prevista ha ampi margini di ampliabilità.
Per quanto riguarda l’ala ovest del nuovo corpo di fabbrica, ipotizzata allineata con la prospiciente via Tomaso da Vico, il piano terra, a stretto contatto fisico e percettivo con le aree esterne pubbliche, prevede l’ingresso alla foresteria/studentato (con atrio dedicato alla reception e al relax), una sala conferenze, una caffetteria/mensa (concepita come estensione del servizio bar interno alla sede dell’Agenzia delle Entrate oltre che come dotazione territoriale per il quartiere e per la foresteria/studentato) e l’accesso all’altana tecnologica degli impianti, interpretata come luogo con precise valenze didattiche e contrassegnata da un volume plastico eletto a landmark iconico dell’intervento.
Per accrescere la funzionalità e il valore economico del complesso nonché per garantire l’autonomia funzionale dell’insediamento, il progetto, in corrispondenza dell’ala ovest prevede un nucleo destinato a servizi. A primo piano, infatti, sono previste n. 20 camere doppie, caso per caso utilizzabili come foresteria o come studentato. Ciò in considerazione della potenziale domanda di alloggi sia da parte del personale dipendente in mobilità sia da parte degli studenti fuori sede. Mentre, al piano terra, sono previsti locali per servizi atti a consentire l’insediamento di attività commerciali quali una caffetteria/mensa volta a realizzare un mix merceologico complementare alle esigenze funzionali dell’insediamento e del quartiere circostante la basilica di San Zeno Maggiore. In tal senso, è prevista anche una sala conferenze da utilizzare sia per eventi formativi e/o di rappresentanza.
restauro, recupero e riqualificazione della ex caserma Riva di Villasanta
tipologia
concorso di idee in due fasi
luogo
Verona
banditore
Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche del Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia
progetto architettonico
HOFLAB (Paolo Belardi, Simone Bori, Matteo Scoccia), Pietro Carlo Pellegrini
collaboratori al progetto architettonico
Felice Lombardi, Marta Quintini, Giulia Valeri
progetto paesaggistico
Giuseppe Lunardini
collaboratore al progetto paesaggistico
Gianni Sani
progetto strutturale e impiantistico
Area Progetto Associati (Marco Balducci, Roberto Regni)
collaboratori al progetto strutturale e impiantistico
Marco Baldaccini, Stefano Cotana, Fabio Laurenti, Carlo Regni
studio economico-finanziario
Giampiero Bambagioni
cronologia
prima fase giugno 2017 (quarti classificati)
seconda fase ottobre 2017 (secondi classificati)