QUARTIERE DELLA CITTÀ DELLA SCIENZA
un landmark sostenibile per una città sostenibile
La sostenibilità è Made in Rome, perché nel suo centro storico gli edifici sono cresciuti su se stessi intrusivamente e ogni singola pietra, ogni singolo mattone, ogni singolo capitello non è stato smaltito in una qualche discarica di periferia, ma è stato recuperato, reinventato e riutilizzato per costruire sul costruito, sovrapponendo con continuità nuovi significati ai vecchi significati. La sostenibilità non è solo un vessillo dell’ideologia antiurbana, ma è anche e soprattutto un vessillo dell’ideologia urbana. E la Roma sostenibile merita un landmark sostenibile: nel segno della scienza.
sostenibilità culturale
La città della scienza si presenta in forma di città sospesa: compatta e monotona all’esterno, dove una texture molecolare in resina acrilica solida inquadra viste panoramiche mozzafiato sul centro storico della capitale, ma aperta e sorprendente all’interno, dove un sistema di folies celebrano le tappe miliari della scienza italiana: l’orto botanico di Matteo Silvatico, la spirale logaritmica di Leonardo Pisano (Fibonacci), il poliedro stellato di Luca Pacioli, la sfera armillare di Galileo Galilei, il cristallo prismatico di Quintino Sella, la struttura atomica di Enrico Fermi.
sostenibiltà figurativa
La città della scienza incarna la metafora di un ponte gettato tra passato e futuro, capace di far evolvere sia il concetto di architettura verticale, laddove è articolata in un sistema di piani artificiali ad altezze variabili tra loro interconnessi che colonizzano la terza dimensione reale connettendola con le n dimensioni digitali, sia il concetto di paesaggio urbano, laddove è strutturata da una griglia reticolare multidimensionale che evoca la topologia delle reti sociali organizzate su piani sovrapposti tra loro interconnessi e lascia trapelare alcune forme elementari (sfera, piramide, prisma) che disegnano uno skyline al contempo pittoresco e monumentale: così come è proprio della Città Eterna.
sostenibilità energetica
La città della scienza, secondo un principio di estetica più etica, persegue la sostenibilità energetica attraverso elevate caratteristiche di performance dal punto di vista della produzione di energia, migliora la fruibilità del livello terra attraverso il controllo del microclima e la protezione dagli agenti atmosferici (con sensibili risparmi energetici per gli ambienti che insistono sugli spazi coperti) e garantisce il benessere dei visitatori e dei residenti attraverso la stabilizzazione delle temperature percepite.
sostenibilità storica
La città della scienza salvaguarda le preesistenze archeologico-industriali e cita l’icona acquedotto della città imperiale, sollevandosi dal suolo (reso disponibile alla ricucitura dei percorsi pedonali del quartiere Flaminio) e sviluppandosi al di sopra delle vecchie strutture industriali (reintegrate funzionalmente nella nuova struttura) tramite un sistema strutturale complesso che, unitamente al carattere variegato delle comunicazioni verticali, amplifica l’effetto di edificio-città recuperando la climax visionaria delle esposizioni universali dell’età politecnica.
sostenibiltà economico-finanziaria
La città della scienza propone un mix funzionale che, oltre al residente interno, si rivolge tanto al visitatore esterno quanto ai residenti del quartiere. In particolare gli spazi previsti per le residenze sociali sono funzionali alla realizzazione di residenze universitarie; gli spazi previsti per l’attività turistico-ricettiva sono funzionali a un albergo di alto livello; gli spazi previsti per le attività commerciali sono funzionali a superette, negozi di quartiere e attività di completamento dell’offerta merceologica. In tal senso lo studio di prefattibilità potrebbe evidenziare un sostanziale autofinanziamento dell’iniziativa con il ricorso a una contenuta leva finanziaria e allo strumento della finanza di progetto.
un landmark sostenibile per una città sostenibile
La sostenibilità è Made in Rome, perché nel suo centro storico gli edifici sono cresciuti su se stessi intrusivamente e ogni singola pietra, ogni singolo mattone, ogni singolo capitello non è stato smaltito in una qualche discarica di periferia, ma è stato recuperato, reinventato e riutilizzato per costruire sul costruito, sovrapponendo con continuità nuovi significati ai vecchi significati. La sostenibilità non è solo un vessillo dell’ideologia antiurbana, ma è anche e soprattutto un vessillo dell’ideologia urbana. E la Roma sostenibile merita un landmark sostenibile: nel segno della scienza.
sostenibilità culturale
La città della scienza si presenta in forma di città sospesa: compatta e monotona all’esterno, dove una texture molecolare in resina acrilica solida inquadra viste panoramiche mozzafiato sul centro storico della capitale, ma aperta e sorprendente all’interno, dove un sistema di folies celebrano le tappe miliari della scienza italiana: l’orto botanico di Matteo Silvatico, la spirale logaritmica di Leonardo Pisano (Fibonacci), il poliedro stellato di Luca Pacioli, la sfera armillare di Galileo Galilei, il cristallo prismatico di Quintino Sella, la struttura atomica di Enrico Fermi.
sostenibiltà figurativa
La città della scienza incarna la metafora di un ponte gettato tra passato e futuro, capace di far evolvere sia il concetto di architettura verticale, laddove è articolata in un sistema di piani artificiali ad altezze variabili tra loro interconnessi che colonizzano la terza dimensione reale connettendola con le n dimensioni digitali, sia il concetto di paesaggio urbano, laddove è strutturata da una griglia reticolare multidimensionale che evoca la topologia delle reti sociali organizzate su piani sovrapposti tra loro interconnessi e lascia trapelare alcune forme elementari (sfera, piramide, prisma) che disegnano uno skyline al contempo pittoresco e monumentale: così come è proprio della Città Eterna.
sostenibilità energetica
La città della scienza, secondo un principio di estetica più etica, persegue la sostenibilità energetica attraverso elevate caratteristiche di performance dal punto di vista della produzione di energia, migliora la fruibilità del livello terra attraverso il controllo del microclima e la protezione dagli agenti atmosferici (con sensibili risparmi energetici per gli ambienti che insistono sugli spazi coperti) e garantisce il benessere dei visitatori e dei residenti attraverso la stabilizzazione delle temperature percepite.
sostenibilità storica
La città della scienza salvaguarda le preesistenze archeologico-industriali e cita l’icona acquedotto della città imperiale, sollevandosi dal suolo (reso disponibile alla ricucitura dei percorsi pedonali del quartiere Flaminio) e sviluppandosi al di sopra delle vecchie strutture industriali (reintegrate funzionalmente nella nuova struttura) tramite un sistema strutturale complesso che, unitamente al carattere variegato delle comunicazioni verticali, amplifica l’effetto di edificio-città recuperando la climax visionaria delle esposizioni universali dell’età politecnica.
sostenibiltà economico-finanziaria
La città della scienza propone un mix funzionale che, oltre al residente interno, si rivolge tanto al visitatore esterno quanto ai residenti del quartiere. In particolare gli spazi previsti per le residenze sociali sono funzionali alla realizzazione di residenze universitarie; gli spazi previsti per l’attività turistico-ricettiva sono funzionali a un albergo di alto livello; gli spazi previsti per le attività commerciali sono funzionali a superette, negozi di quartiere e attività di completamento dell’offerta merceologica. In tal senso lo studio di prefattibilità potrebbe evidenziare un sostanziale autofinanziamento dell’iniziativa con il ricorso a una contenuta leva finanziaria e allo strumento della finanza di progetto.
Quartiere della Città della Scienza
proposta per il concorso di idee "progetto Flaminio"
tipologia
concorso
luogo
Roma
banditore
CDP Investimenti Sgr
progetto architettonico
HOFLAB (Paolo Belardi, Simone Bori, Matteo Scoccia), HELIOPOLIS 21 (Alessandro Melis), Carl Volckerts
consulenti
Giampiero Bambagioni
Enrica Bizzarri
Enrico Tombesi
collaboratori
Giulia Ercolani
Tommaso Luci
cronologia
concorso 2015
proposta per il concorso di idee "progetto Flaminio"
tipologia
concorso
luogo
Roma
banditore
CDP Investimenti Sgr
progetto architettonico
HOFLAB (Paolo Belardi, Simone Bori, Matteo Scoccia), HELIOPOLIS 21 (Alessandro Melis), Carl Volckerts
consulenti
Giampiero Bambagioni
Enrica Bizzarri
Enrico Tombesi
collaboratori
Giulia Ercolani
Tommaso Luci
cronologia
concorso 2015