Sacrario Mancini

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Il sacrario Mancini costituisce l’elemento centrale di un piccolo giardino di risulta, ritagliato all’interno del cimitero di Piccione. Il sacrario si propone come hortus conclusus ovvero come luogo di meditazione in cui le componenti naturali, con la propria mutevolezza ciclica, sono parti integranti di una composizione segnata dalla dislocazione, imposta da ragioni microclimatiche, dell’area sepolcrale e caratterizzata dall’assemblaggio di tre elementi simbolici: il recinto ipetrale, il baldacchino e la croce deposta.
L’elenco dei materiali utilizzati rimanda al repertorio cimiteriale tradizionale più consolidato (prato verde, intonaco tinteggiato nella scala delle terre, rivestimenti e lapidi in pietra calcarea, pavimentazione in pietra arenaria); mentre la carpenteria metallica del baldacchino e le pietre colorate del giardino di pietra (che serra in un tuttuno l’area sepolcrale con la stele commemorativa ove è inciso il motto araldico “sine metu omnia aude”) celebrano la memoria di un giovane ufficiale di marina, scomparso prematuramente, cui l’opera è dedicata.
Sacrario Mancini

tipologia 
realizzazione
luogo 
Perugia, Piccione
committente 
privato
progetto architettonico 
HOFLAB (Paolo Belardi), HOFPRO (Alessio Burini)
progetto strutture
Marco di Carlo
direzione lavori
Franco Bonadies
impresa
Impresa Edile Carlo Galmacci
dati dimensionali
superficie 60 mq
cronologia
progetto 2002
realizzazione 2003-2004
fotografie
Paolo Tramontana
modello plastico
emmealquadrato

pubblicazioni

Fabio Quici, Il Sacrario Mancini a Perugia e la Villa Micheli a Ceccano, in “il progetto”, 31 (2008)
Massimiliano Nastri, Architettura sacra: spazio esistenziale e discontinuità, in “Progettare. Architettura Città Territorio”, 35 (2007), pp. 30-35